Birra scura e ostriche: si sperimenta nei pub in Irlanda
Dici Irlanda e pensi birra: dal 1759 a Dublino la birreria fondata da Arthur Guinness disseta chi mette piede sull’Isola di smeraldo. La mitica stout, birra dal colore nero caratterizzata dalla quasi assenza di bollicine e da una schiuma densa come panna. Una ricetta nata nel 1666 dopo un incendio a Londra, che lasciò le scorte di orzo bruciacchiate. Il re Carlo II ordinò di farci comunque la birra — metodo porter — e distribuirla gratis alla popolazione. Forse anche per questo motivo la porter stout (significa “birra forte”) è sempre stata a buon mercato e capace di dissetare le gole degli operai. Cioè di gran parte del popolo irlandese.
Ma se tutto il mondo conosce e apprezza la Guinness, a Dublino fabbrica e museo sono tra i luoghi più visitati dai turisti, poco si conosce di altre birre scure. Come la Murphy diventata la bevanda preferita della città di Cork o la Beamish, che grazie al suo basso costo è la più bevuta tra studenti e disoccupati.
Ma per chi cerca sensazioni nuove al palato il consiglio è la oyster stout: nella fase di cottura della birra vengono aggiunte ostriche che rilasciano il loro sentore salino che, a fine fermentazione, esalta ancora di più il sapore del malto. In pratica si tratta di una birra irlandese scura — cioè stout –, ma con un retrogusto salino che sa di mare. Da provare alla Porterhouse Brewing Co di Dublino: la loro versione si chiama Oyster, cioè birra alle ostriche.
Un brivido gastronomico che riporta a un’usanza diffusa nel Diciottesimo secolo, quando le ostriche erano talmente diffuse da essere servite come finger-food nei pub insieme alla birra. La leggenda narra che il primo a sancire l’abbinamento a futura memoria fu il premier conservatore britannico Benjamin Disraeli. Ma attenzione: quando chiedete una oyster stout accertatevi che non sia una birra scura con molluschi a parte, ma solo un boccale di stout alle ostriche.
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Birra scura e ostriche: si sperimenta nei pub in Irlanda
Dici Irlanda e pensi birra: dal 1759 a Dublino la birreria fondata da Arthur Guinness disseta chi mette piede sull’Isola di smeraldo. La mitica stout, birra dal colore nero caratterizzata dalla quasi assenza di bollicine e da una schiuma densa come panna. Una ricetta nata nel 1666 dopo un incendio a Londra, che lasciò le scorte di orzo bruciacchiate. Il re Carlo II ordinò di farci comunque la birra — metodo porter — e distribuirla gratis alla popolazione. Forse anche per questo motivo la porter stout (significa “birra forte”) è sempre stata a buon mercato e capace di dissetare le gole degli operai. Cioè di gran parte del popolo irlandese.
Ma se tutto il mondo conosce e apprezza la Guinness, a Dublino fabbrica e museo sono tra i luoghi più visitati dai turisti, poco si conosce di altre birre scure. Come la Murphy diventata la bevanda preferita della città di Cork o la Beamish, che grazie al suo basso costo è la più bevuta tra studenti e disoccupati.
Ma per chi cerca sensazioni nuove al palato il consiglio è la oyster stout: nella fase di cottura della birra vengono aggiunte ostriche che rilasciano il loro sentore salino che, a fine fermentazione, esalta ancora di più il sapore del malto. In pratica si tratta di una birra irlandese scura — cioè stout –, ma con un retrogusto salino che sa di mare. Da provare alla Porterhouse Brewing Co di Dublino: la loro versione si chiama Oyster, cioè birra alle ostriche.
Un brivido gastronomico che riporta a un’usanza diffusa nel Diciottesimo secolo, quando le ostriche erano talmente diffuse da essere servite come finger-food nei pub insieme alla birra. La leggenda narra che il primo a sancire l’abbinamento a futura memoria fu il premier conservatore britannico Benjamin Disraeli. Ma attenzione: quando chiedete una oyster stout accertatevi che non sia una birra scura con molluschi a parte, ma solo un boccale di stout alle ostriche.