Canada. Un Commonwealth particolare.
«Vive Montréal! Vive le Québec! Vive le Québec libre! Vive le Canada français! Et vive la France!» E’ il 1967, quando Charles De Gaulle si affaccia da un balcone di Montreal, per dare fiato a una prosopopea, a dir poco nazionalista. Parole ad hoc per gli irredentisti del luogo, i cosiddetti québécois, che in quei giorni scalpitavano per ottenere l’indipendenza dalla corona britannica.
Nella machiavellica boutade dello statista d’oltralpe, sempre più in difficoltà dopo la perdita dell’Algeria, si ripercorreva la storia particolare dell’intero Canada, paese conteso per secoli tra l’egemonia francofona e quella anglosassone. Terra di conquista per i soliti coloni europei, protagonisti di una trama complessa, scandita da mutevoli alleanze con le agguerrite tribù di indigeni Irochesi e Uroni.
Ma è durante la rivoluzione americana che la parte più orientale del Canada, diviene fortezza dell’esercito britannico da cui partivano le scorribande dirette contro i ribelli che di lì a poco avrebbero fondato gli Stati Uniti. Dall’altra parte l’orgoglioso Quebec, nome coniato dall’esploratore Jacques Cartier – che dopo aver navigato il fiume San Lorenzo – si accampa in quelle terre che i locali denominano kanata, ovvero villaggio.
Era stato comunque Erick il Rosso, lo scopritore di quel continente innevato, un vichingo esiliato dalla Scandinavia, dopo aver commesso un omicidio. Costretto a viaggiare per sopravvivere, si dirige verso est e raggiunge Terranova e la Groenlandia: storie perse nel tempo che accomunano una terra dura, destinazione per fuggitivi, disperati o perseguitarti provenienti dall’Europa. Questo è il Canada, nazione che per estensione è seconda solo alla Russia, una stato federale differente per via della sua storia frammentata. Ancora membro del Commonwealth, monarchia costituzionale devota alla Regina d’Inghilterra, ma formalmente indipendente dal 1931 e con una sua autonoma costituzione redatta nel 1982.
Ed è proprio nel culto dell’indipendenza e della tolleranza che si sviluppa la storia moderna del Canada, come connubio di culture, frammentate tra lingue e diverse nazionalità, che nella sua radice francofona trae un patrimonio culturale, non solo tra i confini del Quebec. Caratteristiche differenti, talvolta in antitesi dagli interessi e dalle ingerenze della megapotenza statunitense, se si pensa che oltre i suoi confini, si rifuggivano i renitenti alla leva del Vietnam e nei secoli scorso gli schiavi neri in fuga dalle piantagioni.
Viaggiare nel Canada significa scoprirne la sua cultura particolare e soprattutto la bellezza sconfinata e selvaggia di un paese ancora poco densamente popolato, ancora in grado di farvi scoprire il senso profondo della libertà.
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Canada. Un Commonwealth particolare.
«Vive Montréal! Vive le Québec! Vive le Québec libre! Vive le Canada français! Et vive la France!» E’ il 1967, quando Charles De Gaulle si affaccia da un balcone di Montreal, per dare fiato a una prosopopea, a dir poco nazionalista. Parole ad hoc per gli irredentisti del luogo, i cosiddetti québécois, che in quei giorni scalpitavano per ottenere l’indipendenza dalla corona britannica.
Nella machiavellica boutade dello statista d’oltralpe, sempre più in difficoltà dopo la perdita dell’Algeria, si ripercorreva la storia particolare dell’intero Canada, paese conteso per secoli tra l’egemonia francofona e quella anglosassone. Terra di conquista per i soliti coloni europei, protagonisti di una trama complessa, scandita da mutevoli alleanze con le agguerrite tribù di indigeni Irochesi e Uroni.
Ma è durante la rivoluzione americana che la parte più orientale del Canada, diviene fortezza dell’esercito britannico da cui partivano le scorribande dirette contro i ribelli che di lì a poco avrebbero fondato gli Stati Uniti. Dall’altra parte l’orgoglioso Quebec, nome coniato dall’esploratore Jacques Cartier – che dopo aver navigato il fiume San Lorenzo – si accampa in quelle terre che i locali denominano kanata, ovvero villaggio.
Era stato comunque Erick il Rosso, lo scopritore di quel continente innevato, un vichingo esiliato dalla Scandinavia, dopo aver commesso un omicidio. Costretto a viaggiare per sopravvivere, si dirige verso est e raggiunge Terranova e la Groenlandia: storie perse nel tempo che accomunano una terra dura, destinazione per fuggitivi, disperati o perseguitarti provenienti dall’Europa. Questo è il Canada, nazione che per estensione è seconda solo alla Russia, una stato federale differente per via della sua storia frammentata. Ancora membro del Commonwealth, monarchia costituzionale devota alla Regina d’Inghilterra, ma formalmente indipendente dal 1931 e con una sua autonoma costituzione redatta nel 1982.
Ed è proprio nel culto dell’indipendenza e della tolleranza che si sviluppa la storia moderna del Canada, come connubio di culture, frammentate tra lingue e diverse nazionalità, che nella sua radice francofona trae un patrimonio culturale, non solo tra i confini del Quebec. Caratteristiche differenti, talvolta in antitesi dagli interessi e dalle ingerenze della megapotenza statunitense, se si pensa che oltre i suoi confini, si rifuggivano i renitenti alla leva del Vietnam e nei secoli scorso gli schiavi neri in fuga dalle piantagioni.
Viaggiare nel Canada significa scoprirne la sua cultura particolare e soprattutto la bellezza sconfinata e selvaggia di un paese ancora poco densamente popolato, ancora in grado di farvi scoprire il senso profondo della libertà.