Scozia, sulla strada del whisky fino all’isola di Skye
In Scozia non è un viaggio fino a quando non si bagnano le labbra con un goccio di whisky. Attenzione: in Scozia è whisky; nel resto del mondo whiskey. Importante darsi un tono per tenere testa in una conversazione con i locali sulla loro bevanda preferita.
Nonostante ci siano abbastanza elementi storici per stabilire che il whiskey (con la e) fu inventato dai monaci in Irlanda e solo nel 1590 portato in Scozia, i discendenti degli highlander non sentono ragioni e si ergono a baluardi della tradizione.
Come quella che impone di bere whisky puro e mai diluito con cubetti di ghiaccio, ma solo con acqua pure di fonte servita a parte. O che serva dare fuoco al whisky per capirne la qualità in base al contenuto di alcol: se le fiamme sono di un colore rosso carico significa che c’è troppo alcol ed è sinonimo di minore qualità. Curiosità: nel 1700, per difendersi da odiosi dazi imposti dagli inglesi, ben 400 distillerie scozzesi facevano affari sottobanco e illegalmente.
Per avere davvero l’idea di come nasce e si prepara il whisky in Scozia, l’isola di Skye è la meta da raggiungere lasciandosi alle spalle le Highland. Per il National Geographic è una delle isole più belle del mondo. Sulla strada alla ricerca del drink di malto si arriva nel paese di Carbost, dove sorge la distilleria Talisker: uno dei luoghi di culto del whisky scozzese. Si parte dall’acqua che è fornita da una decina di sorgenti; poi la macerazione e la distillazione prima del passaggio negli antichi alambicchi prima della maturazione nelle botti di legno fino a 25 anni. Non è leggenda la “percentuale degli angeli”, cioè la parte di distillato che dalle botti evapora nell’aria: circa il 4% ogni anno. Non evapora un volta imbottigliato: occhio alle scuse da usare se il livello di whisky delle isola di Skye cala troppo velocemente!
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Scozia, sulla strada del whisky fino all’isola di Skye
In Scozia non è un viaggio fino a quando non si bagnano le labbra con un goccio di whisky. Attenzione: in Scozia è whisky; nel resto del mondo whiskey. Importante darsi un tono per tenere testa in una conversazione con i locali sulla loro bevanda preferita.
Nonostante ci siano abbastanza elementi storici per stabilire che il whiskey (con la e) fu inventato dai monaci in Irlanda e solo nel 1590 portato in Scozia, i discendenti degli highlander non sentono ragioni e si ergono a baluardi della tradizione.
Come quella che impone di bere whisky puro e mai diluito con cubetti di ghiaccio, ma solo con acqua pure di fonte servita a parte. O che serva dare fuoco al whisky per capirne la qualità in base al contenuto di alcol: se le fiamme sono di un colore rosso carico significa che c’è troppo alcol ed è sinonimo di minore qualità. Curiosità: nel 1700, per difendersi da odiosi dazi imposti dagli inglesi, ben 400 distillerie scozzesi facevano affari sottobanco e illegalmente.
Per avere davvero l’idea di come nasce e si prepara il whisky in Scozia, l’isola di Skye è la meta da raggiungere lasciandosi alle spalle le Highland. Per il National Geographic è una delle isole più belle del mondo. Sulla strada alla ricerca del drink di malto si arriva nel paese di Carbost, dove sorge la distilleria Talisker: uno dei luoghi di culto del whisky scozzese. Si parte dall’acqua che è fornita da una decina di sorgenti; poi la macerazione e la distillazione prima del passaggio negli antichi alambicchi prima della maturazione nelle botti di legno fino a 25 anni. Non è leggenda la “percentuale degli angeli”, cioè la parte di distillato che dalle botti evapora nell’aria: circa il 4% ogni anno. Non evapora un volta imbottigliato: occhio alle scuse da usare se il livello di whisky delle isola di Skye cala troppo velocemente!