Tripudio alla bellezza: i fiordi norvegesi.
Con quella faccia un po’ così che abbiamo noi, quando arriviamo in Norvegia. Già, se Paolo Conte in persona avesse scoperto i fiordi nella loro profondità ed estensione, quella canzone magari sarebbe diversa.
Resta l’espressione che facciamo, quando finalmente ci si ritrova al cospetto di una natura incastonata e protetta, incastrata tra i meandri che si infilano nella costa norvegese. Puro incanto, un’esperienza che prima o poi dovrete regalarvi. Magari risalendo la costa a bordo dell’Hurtigruten, il traghetto postale che da Bergen raggiunge l’estremo nord fino a Kirkenes.
E allora compenetriamoci ai fiordi, pronunciamone i loro nomi così nordici e antichi, magari senza farci schiavizzare dall’urgenza di fotografare il tanto bello, solo per condividere all’ammirazione e all’invidia dei social. Scopriamo il Sognefjord, il re dei fiordi norvegesi. Oltre 200 km, tra foreste, cascate e insenature che d’improvviso svelano l’antica bellezza del villaggio vichingo di Gudvangen.
E poi saliamo sui vagoni di un treno molto speciale, il Flåmsbana, che si arrampica tra cascate e ghiacciai.
Lungo quel braccio di mare, puntando verso il Lysefiord, arteria che fende e ruba terra spingendosi fino al cuore del paese, offrendo ai visitatori un mondo cittadine e villaggi incastonati fino alla via di Preikestolen, Fiordi che già nell’etimo protoindoeuropeo e norreno, svelano l’unione di due concetti: quello di approdo “por” e “far” che sta a viaggiare.
E ora siamo a Trollfjord che si estende per ben 2 chilometri. Ed è proprio grazie a queste insenature inaccessibili che le popolazioni vichinghe hanno potuto difendersi, sopravvivere e fiorire, nonostante un clima che in quelle latitudini non lascia speranze che possano superare l’inverno.
Una cultura, quella norrena, legata alla natura in modo simbiotico, un imprinting figlio delle religioni pagane precristiane. L’uomo eroe combattente deve affrontare, non solo i guerrieri nemici, ma anche l’elemento, tre tempeste, gelo e neve.
È nel fiordo che l’esistenza diventa migliore, in attesa della primavera e delle prossime scorribande verso l’Inghilterra, l’Islanda, il Mediterraneo la Groenlandia e il Nord America.
Freddo a cui sopravvivere e anche materia per la genesi intrinseca, visto che in epoche remote era il disgelo dei ghiacciai sotto il livello del mare a far sì che si ritirassero, lasciando spazio all’oceano.
Per un magico contrasto con tra foreste, rocce e montagne a picco su onde smorzate, protette dalla corrente e dai venti che in navigazione mettevano a dura prova l’abilità marinara dei vichinghi.
Lo stupore continua ad Hardangerfjord che, per oltre 179 chilometri, si apre tra due parchi nazionali e i colori della fioritura stagionale di meli, ciliegi, peri e pruni, tra le tortuose cascate di Vøringsfossen.
E poi un vero e proprio gioiello nell’amenità del Geirangerfjord , patrimonio dell’Unesco, tra cascate verticali e tuffi maestosi nell’oceano. Un viaggio da non perdere.
Home > Tripudio alla bellezza: i fiordi norvegesi.
Tripudio alla bellezza: i fiordi norvegesi.
Con quella faccia un po’ così che abbiamo noi, quando arriviamo in Norvegia. Già, se Paolo Conte in persona avesse scoperto i fiordi nella loro profondità ed estensione, quella canzone magari sarebbe diversa.
Resta l’espressione che facciamo, quando finalmente ci si ritrova al cospetto di una natura incastonata e protetta, incastrata tra i meandri che si infilano nella costa norvegese. Puro incanto, un’esperienza che prima o poi dovrete regalarvi. Magari risalendo la costa a bordo dell’Hurtigruten, il traghetto postale che da Bergen raggiunge l’estremo nord fino a Kirkenes.
E allora compenetriamoci ai fiordi, pronunciamone i loro nomi così nordici e antichi, magari senza farci schiavizzare dall’urgenza di fotografare il tanto bello, solo per condividere all’ammirazione e all’invidia dei social. Scopriamo il Sognefjord, il re dei fiordi norvegesi. Oltre 200 km, tra foreste, cascate e insenature che d’improvviso svelano l’antica bellezza del villaggio vichingo di Gudvangen.
E poi saliamo sui vagoni di un treno molto speciale, il Flåmsbana, che si arrampica tra cascate e ghiacciai.
Lungo quel braccio di mare, puntando verso il Lysefiord, arteria che fende e ruba terra spingendosi fino al cuore del paese, offrendo ai visitatori un mondo cittadine e villaggi incastonati fino alla via di Preikestolen, Fiordi che già nell’etimo protoindoeuropeo e norreno, svelano l’unione di due concetti: quello di approdo “por” e “far” che sta a viaggiare.
E ora siamo a Trollfjord che si estende per ben 2 chilometri. Ed è proprio grazie a queste insenature inaccessibili che le popolazioni vichinghe hanno potuto difendersi, sopravvivere e fiorire, nonostante un clima che in quelle latitudini non lascia speranze che possano superare l’inverno.
Una cultura, quella norrena, legata alla natura in modo simbiotico, un imprinting figlio delle religioni pagane precristiane. L’uomo eroe combattente deve affrontare, non solo i guerrieri nemici, ma anche l’elemento, tre tempeste, gelo e neve.
È nel fiordo che l’esistenza diventa migliore, in attesa della primavera e delle prossime scorribande verso l’Inghilterra, l’Islanda, il Mediterraneo la Groenlandia e il Nord America.
Freddo a cui sopravvivere e anche materia per la genesi intrinseca, visto che in epoche remote era il disgelo dei ghiacciai sotto il livello del mare a far sì che si ritirassero, lasciando spazio all’oceano.
Per un magico contrasto con tra foreste, rocce e montagne a picco su onde smorzate, protette dalla corrente e dai venti che in navigazione mettevano a dura prova l’abilità marinara dei vichinghi.
Lo stupore continua ad Hardangerfjord che, per oltre 179 chilometri, si apre tra due parchi nazionali e i colori della fioritura stagionale di meli, ciliegi, peri e pruni, tra le tortuose cascate di Vøringsfossen.
E poi un vero e proprio gioiello nell’amenità del Geirangerfjord , patrimonio dell’Unesco, tra cascate verticali e tuffi maestosi nell’oceano. Un viaggio da non perdere.