Il mito del Grande Nord, nel nome di Jack London.
Epoche in cui gli umani si giocavano tutto, accettando rischi e fatalità, nel nome di immani e irresistibili desideri collettivi, capaci di cambiare il corso della storia per intere popolazioni e zone del pianeta. Si spargeva la voce, che spesso era solo mito e leggenda, come nel caso della Febbre dell’Oro che ha lambito le gelide terre del Klondike. Un miraggio che inghiottiva migliaia di anime affamate, mosse solo dalla volontà, ricoperte di pelli animali, aggrappate a bastoni e vecchi fucili che marciavano in una estasi di speranza e avidità.
Così vennero travolte le esistenze di migliaia di uomini, persi tra ghiaccio, crepacci, tempeste o sbranati dagli orsi, nel tentativo di raggiungere l’estremo nord del Nuovo Continente.
Seguì questa crociata anche Jack London, ancora squattrinato, figlio ribelle dei peggiori istituti minorili d’America. Sogna ricchezza e avventura, abbandona la calda San Francisco per unirsi all’orda dei disperati che da sud marciavano verso quella terra promessa, spesso senza ritorno. Passando per Seattle, all’epoca semplice avamposto che faceva da base per preparare le spedizioni in partenza.
Il giovane Jack varcherà i confini canadesi, fino a Dawson City. Ci prova in tutti i modi, ma la fortuna non lo assiste: le rive dello Yukon si rivelano avare. Raccoglie ben poca polvere d’oro, un piccolo sacchetto per una manciata di dollari. Ma sarà proprio quell’esperienza a fargli scoprire un immenso tesoro narrativo da cui scaturiranno le pagine di classici come “Il richiamo della foresta” e “Zanna bianca”, oltre a celebri racconti in cui la lotta per sopravvivenza svela la natura di uomini e il cuore degli animali.
Storie avvincenti, senza filtri morali, ambientate nell’immensità di una natura rigida ed estrema tra Alaska e Canada che gli tributano l’agognato successo, decretando il mito tipicamente americano dello scrittore della frontiera. Parole che tracciano immaginari indelebili, ambientate tra i ghiacci e foreste, che fanno scoprire al grande pubblico i paradossi dell’oro e anche la potente bellezza di zone fino ad allora legate solo alla fortuna. Alaska, Canada, Yukon, nomi che ancora emanano quel mito, terre sconfinate per emozioni senza tempo, dedicate a chiunque desideri scoprire avventura, meraviglia e bellezza.
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Il mito del Grande Nord, nel nome di Jack London.
Epoche in cui gli umani si giocavano tutto, accettando rischi e fatalità, nel nome di immani e irresistibili desideri collettivi, capaci di cambiare il corso della storia per intere popolazioni e zone del pianeta. Si spargeva la voce, che spesso era solo mito e leggenda, come nel caso della Febbre dell’Oro che ha lambito le gelide terre del Klondike. Un miraggio che inghiottiva migliaia di anime affamate, mosse solo dalla volontà, ricoperte di pelli animali, aggrappate a bastoni e vecchi fucili che marciavano in una estasi di speranza e avidità.
Così vennero travolte le esistenze di migliaia di uomini, persi tra ghiaccio, crepacci, tempeste o sbranati dagli orsi, nel tentativo di raggiungere l’estremo nord del Nuovo Continente.
Seguì questa crociata anche Jack London, ancora squattrinato, figlio ribelle dei peggiori istituti minorili d’America. Sogna ricchezza e avventura, abbandona la calda San Francisco per unirsi all’orda dei disperati che da sud marciavano verso quella terra promessa, spesso senza ritorno. Passando per Seattle, all’epoca semplice avamposto che faceva da base per preparare le spedizioni in partenza.
Il giovane Jack varcherà i confini canadesi, fino a Dawson City. Ci prova in tutti i modi, ma la fortuna non lo assiste: le rive dello Yukon si rivelano avare. Raccoglie ben poca polvere d’oro, un piccolo sacchetto per una manciata di dollari. Ma sarà proprio quell’esperienza a fargli scoprire un immenso tesoro narrativo da cui scaturiranno le pagine di classici come “Il richiamo della foresta” e “Zanna bianca”, oltre a celebri racconti in cui la lotta per sopravvivenza svela la natura di uomini e il cuore degli animali.
Storie avvincenti, senza filtri morali, ambientate nell’immensità di una natura rigida ed estrema tra Alaska e Canada che gli tributano l’agognato successo, decretando il mito tipicamente americano dello scrittore della frontiera. Parole che tracciano immaginari indelebili, ambientate tra i ghiacci e foreste, che fanno scoprire al grande pubblico i paradossi dell’oro e anche la potente bellezza di zone fino ad allora legate solo alla fortuna. Alaska, Canada, Yukon, nomi che ancora emanano quel mito, terre sconfinate per emozioni senza tempo, dedicate a chiunque desideri scoprire avventura, meraviglia e bellezza.