Viaggio al confine dei sogni
Qui si naviga per davvero.
A bordo della flotta Hurtigruten l’oceano, i fiordi e i ghiacciai stanno sempre al centro dello spettacolo.
Lungo le stesse coste solcate dai vichinghi, scorci che hanno sempre incorniciato saghe e leggende.
Ma la furia di quei barbuti razziatori si è mutata nell’efficienza gentile e i bei lineamenti dei moderni norvegesi.
Resta però la natura, incombente e rigogliosa in queste aree così poco densamente popolate.
Cielo blu cobalto che ti sovrasta all’imbarco nel porto di Bergen, l’antica città anseatica, incastonata tra verde e montagne. Procedendo verso nord, mare che si infrange sui finestroni, vastità che si solidifica, arrivando a Kirkenes, l’ultima tappa, al confine con le terre russe.
Emozioni intatte da più di un secolo, quando questa linea di traghetti postali ha iniziato ad avvicinare tra loro i norvegesi, rifornendo di notizie e missive anche quei temerari che avevano optato per esistenze ai margini del polo. È già Lapponia, quando si intravvede la statua controvento di Roald Amundsen a Tromsø, da dove partivano le spedizioni artiche.
L’Hurtigruten è vita diversa per 24 ore al giorno.
Si entra nei fiordi anche in piena notte, per soste discrete e nel rispetto del silenzio.
Scendono sempre passeggeri in luoghi dai nomi tremendamente nordici: Florø, Brønnøysund, Svolvær, Båtsfjord, Havøysund, Honningsvåg, Kjøllefjord.
Subito dopo si prosegue, sotto le fluorescenze dell’aurora boreale. La magia è sul ponte superiore, un salone a cielo aperto in cui nessuna luce artificiale inquina la visione del cosmo. Il nero s’accende, aumenta d’intensità, cromia che sfuma a milioni di kilometri, per un fenomeno provocato da particelle atomiche e dal magnetismo polare. Un incanto primordiale e ancora così pagano. Si diceva che fossero le Valchirie a emanare quel bagliore. Mito che diventa tangibile arrivati a Capo Nord, quando si procede via terra fino al tetto d’Europa, proprio accanto al promontorio di Knivskjellodden.
Resteranno le vostre impronte, pochi minuti prima di essere sferzate via. Altri suoni di sirena sull’Hurtigruten, si riparte a sognare.
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Viaggio al confine dei sogni
Qui si naviga per davvero.
A bordo della flotta Hurtigruten l’oceano, i fiordi e i ghiacciai stanno sempre al centro dello spettacolo.
Lungo le stesse coste solcate dai vichinghi, scorci che hanno sempre incorniciato saghe e leggende.
Ma la furia di quei barbuti razziatori si è mutata nell’efficienza gentile e i bei lineamenti dei moderni norvegesi.
Resta però la natura, incombente e rigogliosa in queste aree così poco densamente popolate.
Cielo blu cobalto che ti sovrasta all’imbarco nel porto di Bergen, l’antica città anseatica, incastonata tra verde e montagne. Procedendo verso nord, mare che si infrange sui finestroni, vastità che si solidifica, arrivando a Kirkenes, l’ultima tappa, al confine con le terre russe.
Emozioni intatte da più di un secolo, quando questa linea di traghetti postali ha iniziato ad avvicinare tra loro i norvegesi, rifornendo di notizie e missive anche quei temerari che avevano optato per esistenze ai margini del polo. È già Lapponia, quando si intravvede la statua controvento di Roald Amundsen a Tromsø, da dove partivano le spedizioni artiche.
L’Hurtigruten è vita diversa per 24 ore al giorno.
Si entra nei fiordi anche in piena notte, per soste discrete e nel rispetto del silenzio.
Scendono sempre passeggeri in luoghi dai nomi tremendamente nordici: Florø, Brønnøysund, Svolvær, Båtsfjord, Havøysund, Honningsvåg, Kjøllefjord.
Subito dopo si prosegue, sotto le fluorescenze dell’aurora boreale. La magia è sul ponte superiore, un salone a cielo aperto in cui nessuna luce artificiale inquina la visione del cosmo. Il nero s’accende, aumenta d’intensità, cromia che sfuma a milioni di kilometri, per un fenomeno provocato da particelle atomiche e dal magnetismo polare. Un incanto primordiale e ancora così pagano. Si diceva che fossero le Valchirie a emanare quel bagliore. Mito che diventa tangibile arrivati a Capo Nord, quando si procede via terra fino al tetto d’Europa, proprio accanto al promontorio di Knivskjellodden.
Resteranno le vostre impronte, pochi minuti prima di essere sferzate via. Altri suoni di sirena sull’Hurtigruten, si riparte a sognare.